Educazione sentimentale (per adolescenti e non solo): la buona condotta e il voto in condotta

Appunti in preparazione del Corso di Teen & Parent Coaching

I sentimenti sono le energie vitali che ispirano le visioni del mondo, delle azioni e degli scopi. I sentimenti sono sempre sentimenti morali, espressione vissuta delle nostre idee di bene e di male. Quali sono i sentimenti che ispirano la “buona condotta”?

Prendere un voto in condotta inferiore ai sei decimi (dice la legge) significa non passare all’anno successivo. Bocciati senza appello, anche con ottimi voti in tutte le altre materie. La misura ha una valenza simbolica. Le statistiche sono difficili da trovare, ma sembra che solo lo 0,1% sia bocciato per la condotta. Si dice che il governo voglia reintrodurre la misura anche alle medie inferiori. Si tratterebbe di una spada di Damocle da far pendere sulle teste degli studenti più esagitati. Il voto in condotta è una misura presa durante il periodo fascista, che ha subito diverse modifiche, senza cambiare nella sostanza. Il paradigma è che la cattiva condotta è punita, la buona condotta è scontata. Se prendi dieci in condotta, non conta nulla. Se prendi cinque, sei bocciato.

Il paradigma punitivo, come minaccia incombente, riguarda anche la gestione del comportamento quotidiano. Il comportamento inopportuno o disturbante viene segnalato e punito tramite le note o altri provvedimenti.  Come per il voto in condotta, le note vengono scritte solo se riguardano infrazioni della buona condotta. Non ci sono note per comportamenti corretti, altruistici o generosi. Niente vacanze premio per i più talentuosi, solo sospensioni per i disturbanti.

Come le bocciature, le note e le sospensioni, anche le convocazioni dei genitori seguono la stessa logica paradigmatica. Quando le armi delle minacce non funzionano, si ricorre alla famiglia, che viene invitata ad assolvere meglio alla propria funzione educativa. Un alunno che si comporta male è maleducato, ai genitori si chiede di correggerlo. Come? Non è compito della scuola dirlo. Come per le punizioni precedenti, nessun genitore viene convocato per comportamenti sani, rispettosi e adeguati dei figli. I feedback positivi non sono previsti.

Il paradigma della “buona condotta” è un paradigma punitivo, persecutorio, minacciante. Un’arma spuntata, ma pur sempre un’arma. I polemici risentiti, che non ci sono simpatici ma che capiamo, dicono che esiste anche la buona condotta dei docenti nel ruolo di ispiratori e esempio. La loro buona condotta riguarda il modo in cui: insegnano, sono chiari e coinvolgenti, rispettano e ascoltano, fanno leva sulle potenzialità, suscitano ambiziosi progetti di crescita, dirigono un gruppo mettendo i primi al servizio dei secondi…I polemici continuerebbero affermando che i docenti dovrebbero essere valutati come gli alunni. E si sfregherebbero le mani al pensiero delle conseguenze di una condotta cattiva. Se l’alunno viene bocciato, che succede al “cattivo” docente? Immagino già il sorrisetto crudele dei polemici che immaginano decurtazione del salario, riduzione delle ferie, risarcimento danni e licenziamento in tronco. Il problema è che stare sul terreno di una “buona condotta” così concepita non porta da nessuna parte. Se non nel campo di un conflitto distruttivo e reciproco fra alunni, docenti, genitori.
In alternativa si potrebbe considerare la “buona condotta” come un comportamento buono, ovvero finalizzato al bene. Il comportamento è sempre manifestazione di cultura. Investe la concezione dell’apprendimento, dell’attenzione e della partecipazione. Concerne la cura dei luoghi fatti propri come gli spazi di vita della scuola. Riguarda il rispetto dei docenti e la considerazione di chi lavora per una scuola sicura, funzionante e pulita. Si vede da come si trattano i propri compagni, si collabora insieme, si fa amicizia. Il comportamento comporta vissuti di noia, frustrazione, demotivazione ma anche interesse, gioia e soddisfazione di riuscire. La condotta, dunque, è comportamento ispirato da cultura e sentimenti complessi. È parte della propria formazione sentimentale ed esistenziale. Dovrebbe essere appresa e insegnata, ma pur essendo una materia che viene valutata come tutte le altre non prevede un insegnante.  Non esiste il docente di “buona condotta” (l’educazione civica è tutt’altra cosa).
Il voto in condotta andrebbe semplicemente abolito. Inutile, dannoso, vessatorio e punitivo, è tutto tranne che educativo. L’educazione sentimentale invece potrebbe essere molto più utile. Gli alunni scoprirebbero che il “buon” comportamento è finalizzato al bene, ovvero pratica di amore e cura per se stessi e gli altri come persone di valore, degne di reciproco rispetto.
Luca Stanchieri

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